28 Marzo 2024
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Anche l’Antitrust boccia il ritorno ai costi minimi

trucks-150625185807_bigDopo il Tar anche il Garante, rispondendo al Mit, lo invita a non riproporre lo strumento cassato dalla Corte di Giustizia dell’UE nel 2014.

La fissazione di costi minimi ha ben poco a che fare con la sicurezza stradale nei servizi di autotrasporto, sicché il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dovrebbe concentrarsi su strumenti totalmente diversi e mirati per perseguire tale obiettivo.

È questa in sintesi la risposta che, pubblicata nel bollettino odierno, l’Antitrust ha dato alla richiesta di parere pervenutale dal Sottosegretario del Ministero (presumibilmente Simona Vicari) sull’opportunità di “tornare a pubblicare i valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio dell’autotrasporto qualora non pervengano diverse indicazioni da parte di codesta Autorità”.

La richiesta prendeva le mosse dall’ordinanza della Corte di Giustizia Europea che alcuni mesi fa era stata interpretata dai fautori dei costi minimi come un rilancio della normativa. Tanto, appunto, da indurre il Mit a interpellare l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, prima che anche il Tar del Lazio chiarisse, poche settimane fa, come l’ordinanza in questione non riaprisse affatto la porta ai costi minimi, sbarrata dalla stessa Corte di Giustizia anni fa.

L’Antitrust ha spiegato infatti che “pubblicazione rischia di condizionare la libera contrattazione tra le parti con conseguente tendenziale allineamento dei prezzi dei servizi di autotrasporto verso l’alto, peraltro senza che il MIT abbia ancora chiarito il legame tra le esigenze di sicurezza che si intenderebbero tutelare e la pubblicazione dettagliata di valori per ciascuna componente dei costi di esercizio”.

E ha chiarito come la Corte di Giustizia si sia limitata con l’ordinanza ad affermare che le normative comunitarie non ostano “a una normativa nazionale in forza della quale il prezzo dei servizi di autotrasporto non può essere inferiore a costi minimi di esercizio determinati da un’amministrazione nazionale. Tale ordinanza, tuttavia, non legittima, anche ai fini della tutela della sicurezza, l’individuazione di valori attraverso metodi e criteri tali da produrre indebite restrizioni della concorrenza, ove sia possibile ricorrere a strumenti meno restrittivi”.

Infatti secondo l’Antitrust, anche la Corte ha ribadito che “esistono strumenti ben più efficaci e meno restrittivi della concorrenza per tutelare la sicurezza stradale, come le norme dell’Unione in materia di durata massima settimanale del lavoro, pause, riposi, lavoro notturno e controllo tecnico degli autoveicoli”.

In tal senso il Garante si è spinto anche ad indirizzare l’azione del Mit: “Sarebbe dunque preferibile che codesto Ministero, invece di individuare valori dettagliati per ogni singola componente di costo medio, aggreghi tali voci il più possibile, in modo da tenere conto anche della possibilità di combinare in più modi gli input produttivi realizzando analoghi risultati, sia sotto il profilo dell’efficienza che della sicurezza. Anche tali valori aggregati andrebbero comunque forniti sotto forma di forcelle, il più possibile ampie. Inoltre, sarebbe auspicabile che codesto Ministero modificasse l’impostazione per cui tutte le componenti di costo risultano costituite da costi fissi non dipendenti dalle capacità imprenditoriali”.

Una simile procedura, da ultimo, “dovrebbe essere ispirata a criteri di massima trasparenza e rigore, dando conto almeno del modo in cui si è pervenuti ad individuare il valore delle diverse componenti di costo e di come l’indicazione di tali valori serva all’obiettivo di tutelare la sicurezza”. Trasparenza necessaria “per consentire agli operatori economici coinvolti, anche in caso di contenzioso, di dimostrare che, eventualmente, si sono discostati dai valori di riferimento (che infatti non sono obbligatori) senza però incidere sulle condizioni di sicurezza”.

 

A.M.

Tratto da: http://www.ship2shore.it/it/logistica/anche-l-antitrust-boccia-il-ritorno-ai-costi-minimi_63983.htm

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