Porti italiani, rendiamoli efficienti e faremo salpare la nostra economia
Porti italiani, rendiamoli efficienti e faremo salpare la nostra economia
La proposta di riorganizzazione del sistema portuale italiano fatta dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi è sicuramente un passo che merita attenzione. Soprattutto in un Paese nel quale, nonostante i porti rivestano un’importanza determinante per la competitività, la legge di riforma si fa aspettare da oltre 20 anni. Un’assurdità degna di una politica sprofondata ai livelli più bassi. Ben venga, dunque, l’iniziativa del ministro Lupi, apprezzata in modo particolare dagli imprenditori della filiera del trasporto che si ritrovano in Confcommercio, da sempre convinti della necessità che i porti facciano sistema attraverso distretti logistici, con un’unica Autorità che li coordini. L’ipotesi di un consiglio direttivo che possa coadiuvare il presidente della nuova Autorithy, se “progettato e costruito” per portare a una gestione realmente più flessibile e a una reale semplificazione, potrebbe essere sicuramente utile, ma a patto che tenga conto delle componenti che sono portatrici di esigenze ed esperienze. Ovvero di un contributo fornito da figure professionali elevate, necessarie per una gestione tecnica adeguata delle varie Autorità portuali. Un contributo che Confcommercio è pronta fin da ora a fornire al ministro che, siamo certi, vorrà consentire la più ampia conoscenza della sua proposta. Quello che ognuno dovrà però avere ben chiaro è che esiste un fondamentale aspetto dal quale è impossibile prescindere, perché legato alla logica che non può essere avulsa da scelte così fondamentali: il Piano nazionale dei porti non può rimanere disgiunto da quello degli interporti e della logistica, dal Patto della logistica e dal conseguente Piano, approvato dal Cipe, e non può non agire secondo una logica di sistema, indispensabile al Paese. Agire diversamente significherebbe far naufragare il progetto prima ancora di vararlo. Le autostrade del mare potranno decollare solo se i porti si trasformeranno in caselli dove la permeabilità dev’essere l’elemento determinante. Solo così, affrontando una volta per tutte le questioni della mobilità con la logica di sistema, l’Italia recupererà competitività. Creando un meccanismo che, attraverso contributi da assegnare in ragione dell’effettivo trasferimento del traffico con procedure snelle e semplificate, possa rendere conveniente la via del mare, riportando nei nostri porti una gran parte del 30 per cento delle merci destinate all’Italia che oggi vengono intercettate dai porti del nord Europa.
Paolo Uggé