Al ministro della sanità non interessa chi trasforma i farmaci in potenziali veleni?
Risulta difficile non restare sgomenti, oltre che fortemente delusi, nel leggere del tentativo di introdurre il divieto del fumo non solo nelle scuole, ma anche a bordo di un’auto. E difficile, se non addirittura impossibile, risulta pensare che questo non sia pura e inutile demagogia. Si è tanto discusso sull’esigenza che il Governo debba assumere, senza perdite di tempo, decisioni che impattino in modo concreto con la vita dei cittadini. Alcune, assolutamente lodevoli, sono state inserite in provvedimenti già approvati e Conftrasporto non ha esitato a darne atto. Applaudendo, per esempio, il decreto “del fare”, con diverse disposizioni che vanno nella giusta direzione.
Direzione tanto giusta quanto diametralmente opposta alla politica degli annunci inutili. Come quello del divieto di fumare in auto. Ma in direzione sbagliata viaggia anche chi, primo fra tutti il ministro della sanità, ha colpevolmente ignorato per settimane un fenomeno che potrebbe fare danni ben più seri di quelli del fumo di una sigaretta. Stiamo parlando del trasporto abusivo di medicinali che si registra in alcune zone della Sicilia e che temiamo possa essere molto più diffuso (anche alla luce di un nuovo “caso sospetto” denunciato dalla Fai di Brescia). In Sicilia le prove di come i farmaci vengano trasportati nei normalissimi bagagliai di normalissime auto ci sono e sono esplicite. Fotografie, chiare e inconfutabili, scattate da responsabili della Fai siciliana. E chissenefrega delle regole che impongono il trasporto in mezzi adeguati, con temperature regolate e adeguate, senza le quali medicinali antitumorali non solo possono perdere ogni efficacia, ma addirittura diventare un grave pericolo per la salute.
La segnalazione della federazione siciliana è stata resa pubblica da Stradafacendo, superblog del Tgcom24.it, ripresa da altri organi d’informazione, ma nessun cenno d’interessamento c’è stato da parte dei ministeri interessati. Impegnatissimi, probabilmente, nell’inutile tentativo di introdurre una modifica al Codice della strada per vietare il fumo in autovettura. Una disposizione utile solo a dare visibilità a chi la ricerca disperatamente, nella speranza che la visibilità, la “forma” aiuti a far passare inosservate le lacune della “sostanza”. La domanda è: risponde più agli interessi della salute pubblica il divieto di fumo in autovettura o porre fine a comportamenti come il trasporto abusivo di medicinali che mettono a repentaglio la salute di malati spesso gravissimi? Qualcuno, più ascoltato della stampa, telefoni al ministro per chiederglielo. E già che è al telefono potrebbe chiedere perché non si sia pensato di intervenire per rendere tecnicamente impossibile l’utilizzo dei cellulari in autovettura, o almeno inserirlo nei comportamenti pericolosi per la sicurezza e prevedere sanzioni adeguate. Anche questo è un mistero.
Paolo Uggé