CRONISTORIA DI UNA "SUONATA" ANDATA MALE
CRONISTORIA DI UNA “SUONATA” ANDATA MALE
a cura di Paolo Uggè
Tutti ricordano l’epilogo della la storia dei suonatori che andarono per suonare. Mercoledì 13 in Confindustria, è andato in scena un tentativo che, forse, susciterà qualche perplessità anche tra gli associati delle realtà che hanno organizzato il tutto, anche il silenzio stampa nei confronti di chi ha espresso opinioni diverse.
Quale il reale obiettivo? Lanciare segnali di pacificazione come qualcuno ha sostenuto? Allora la sinfonia di apertura doveva avere toni più bassi.
Presentare uno studio comparativo rispetto a Paesi che da anni hanno sistemi di trasporto non paragonabili al nostro?
Più verosimile pensare che il vero obiettivo degli organizzatori, visibili ed occulti del convegno, era forzare la mano nei confronti del mondo politico o su chi dovrà esprimersi sulla compatibilità con i principi comunitari del costi incomprimibili della sicurezza.
Confetra e Confindustria hanno,senza alcun contraddittorio, presentato ai rappresentanti delle forze politiche le loro critiche e tesi su norme approvate dal Governo e Parlamento per migliorare le condizioni di sicurezza sulle strade. Legittimo.
Gli argomenti sono importanti e non possono restare senza risposte. Per questo ritengo opportuno formulare alcune considerazioni.
L’obiettivo è garantire la sicurezza a tutti non le tariffe agli autotrasportatori
Questo valore non riesce a penetrare in chi vede solo le questioni da un solo punto di vista.
Si è fatto di tutto per demolire e non evidenziare l’aspetto fondamentale sul quale le disposizioni sono state costruite. Garantire tutele ai cittadini.
Prima sottolineatura: le norme non determinano sicurezza per l’autotrasporto ma per tutti i cittadini. Il rispetto delle norme sulla sicurezza sociale e della circolazione è studiato al fine di indurre le parti, coinvolte nelle operazioni di trasporto, a comportamenti virtuosi. Per questo le coinvolge nel principio della responsabilità condivisa.
La risposta delle forze politiche
Le forze politiche non ci pare abbiano concesso molto alle aspettative degli organizzatori in quanto, ad eccezione del rappresentante dell’Udc, favorevole alla liberalizzazione da qualsiasi forma di tariffe, Enrico Letta (Pd), Andrea Gibelli (LNP) e la Senatrice del Pdl Cinzia Bonfrisco non hanno fornito alcun supporto alle tesi relative ad una abrogazione delle norme. Tutti, in modo ragionevole, hanno auspicato la ricerca di possibili soluzioni condivise, ipotesi mai rifiutata dalle organizzazioni dell’autotrasporto, ma nessuna abiura. Anzi la senatrice del Pdl ha voluto dissentire nel merito sulla proposta di soluzione relativa alle voci di costo da considerare incomprimibili.
Secondo la committenza non è da considerare infatti il costo del lavoro.
Sulla volontà a trovare posizioni condivise è indispensabile una ulteriore precisazione:
le trattative, alla presenza del Governo, non hanno prodotto una intesa tra le parti sia nella fase di elaborazione delle norme sia nei nove mesi successivi, nonostante la volontà dell’allora sottosegretario Giachino e delle federazioni, per auto esclusione della committenza. Non si può inoltre dimenticare l’impegno assunto con il sottosegretario Improta di predisporre delle proposte scritte. Ma,nonostante si fosse registrata la disponibilità al confronto da parte delle federazioni del trasporto, nessuna proposta è mai stata inoltrata. Al contrario si sono portati avanti tentativi di ricerca parziali e solo con due federazioni senza tuttavia ottenere risultati condivisi.
Anche questo non è stato considerato dai relatori.
Le posizioni critiche dell’utenza
Sicurezza e riduzioni delle vittime sulla strada
Confindustria e Confetra hanno contestato che i costi della sicurezza non abbiano portato a risultati positivi nella riduzione delle vittime sulle strade. Le diminuzioni registrate, difficili da contestare, sarebbero da imputare solo alla contrazione del traffico .
I dati Istat attestano invece che, a fronte di una riduzione del 14% delle tonnellate trasportate, vi sia stata una contrazione delle vittime, imputabili al trasporto pesante, del 23%. Il periodo assunto a riferimento è l’anno 2011 sull’anno 2010.
L’Aiscat in aggiunta certifica come, nel medesimo periodo, il traffico pesante sia rimasto costante ed abbia registrato una contrazione dello 0,1%.
I costi minimi non funzionano
Il rappresentante di Confindustria ha denunciato inoltre che i costi minimi non funzionano. Forse dipenderà dal fatto che fanno di tutto per non rispettare una legge e non applicarli, favoriti anche dalla mancanza dei controlli che non vengono effettuati come invece si dovrebbe.
Sulla funzionalità e applicabilità delle norme non sussistono dei dubbi. Quando la magistratura è stata chiamata a pronunciarsi ha sempre, in modo univoco, dato applicazione alle disposizioni di legge.
Sempre il vice presidente è incorso in una dimenticanza quando sostenendo di parlare a nome di Associazioni imprenditoriali del trasporto aderente al sistema confederale, si è scordato di dire che una parte delle imprese aderenti proprio al sistema di rappresentanza confindustriale, si è costituita davanti al Tar contestando le tesi della stessa Confindustria. Ma non ha saputo considerare che il sistema dei costi minimi favoriscono il riequilibrio modale verso la ferrovia ed il mare che, se non ricordo male, sono parte di Confindustria.
E’ vero, qui ha ricordato bene il vice presidente di Confindustria, che l’Antitrust si è pronunciata in senso contrario all’impianto dei costi minimi ma gli è sfuggito che il Tar del Lazio ha già respinto la richiesta di sospensiva avanzata, motivandola con ragioni di interesse pubblico, ritenendo la sicurezza prioritaria, rispetto agli interessi di natura economica. Se non ricordiamo male in linea perfetta con il secondo comma dell’articolo 41 della Costituzione.
Il vice presidente ha detto anche di riconoscersi nella liberalizzazione della legge n.32/05. Forse dovrebbe approfondirne meglio i contenuti in quanto con la liberalizzazione controllata (questa definizione è spesso dimenticata) si è prevista la responsabilità condivisa sul rispetto delle norme sulla sicurezza sociale e della circolazione. Un piccolo particolare rimasto nel computer.
Il richiamo alla legalità e alla lotta alle forme malavitose
Occorre riconoscere, invece, come entrambe le tesi della committenza abbiano ribadito la forte convinzione che vi debba essere il rispetto della legalità, della sicurezza e della lotta alla criminalità organizzata e ciò è positivo.
Sull’ultimo aspetto non possiamo che convenire ed a riprova rendiamo noto al vicepresidente che la Conftrasporto è stata la prima realtà del trasporto che ha sottoscritto il protocollo di legalità con il Ministro dell’Interno. E che in quel protocollo si è voluto introdurre tra gli elementi indicatori della possibile connivenza con realtà malavitose, proprio il mancato rispetto dei costi della sicurezza. Se un’impresa opera senza la copertura dei costi incomprimibili come riesce a non fallire? Riceve aiuti esterni ? Queste le logiche ragioni che hanno indotto il ministero a riconoscere anche questa utilità sociale al sistema introdotto dal Parlamento. Non sarà per questo particolare che altri non abbiano ancora sottoscritto quel protocollo?
La legalità deve essere sempre presente
Restiamo perplessi quando, pur apprezzando lo sforzo, proviamo a coniugare legalità e sicurezza con i criteri presenti nelle proposte illustrate. Il riconoscimento certo del costo del gasolio e dei pedaggi autostradali è positivo. Ma queste le uniche voci di costo incomprimibili da considerare secondo la committenza.
Ma il costo del conducente, della manutenzione e dei pneumatici non hanno incidenza su sicurezza e legalità? Sono definibili dall’impresa di trasporto?
Forse qui casca l’asino. Il costo del lavoro ha una incidenza di 0,40 Euro/km. Il vero obiettivo di chi paga il trasporto è dunque ridurne il corrispettivo. Se si aggiungesse la sola voce costo del personale ci si avvicinerebbe ai valori definiti dal Ministero. Comprensibile il tentativo della committenza ma non si parli della sicurezza come “bene pubblico” condiviso e da preservare.
Riflessioni conclusive
Sono certo che i rappresentanti politici se avessero conosciuto questi pochi e reali dati si sarebbero uniti alla presa di posizione della senatrice Bonfrisco che, a differenza di altri, non ha avuto riguardi nell’evidenziare la “dimenticanza” sul costo del lavoro tra le voci incomprimibili.
L’obiettivo non era quello di informare ma determinare la formazione di una opinione a sostegno di tesi che hanno solo a che vedere con il contenimento dei costi, non sempre compatibile con il valore indisponibile della sicurezza dei cittadini.
Questa la cronaca di una giornata che oserei dire poco produttiva per gli organizzatori e che riporta alla mente la storiella dei suonatori.
Da parte nostra attendiamo i pronunciamenti delle Autorità competenti con serenità.
Sarebbe singolare che in un Paese nel quale preventivamente si decide di bloccare il traffico pesante in undici regioni per possibili nevicate; si dispongono divieti di circolazione sempre per i mezzi pesanti allo scopo di garantire la sicurezza (anche queste assurde decisioni incidono sui costi ma la committenza preferisce tacere e non presentare studi comparati su quanto avviene in Europa, forse perché le conseguenze sono per i trasportatori) vi dovessero essere dei pronunciamenti negativi che annullino norme a favore della sicurezza in generale.
Ogni iniziativa da parte di chi si sentisse depredato non potrebbe che essere compresa; il 2007 non è così lontano. Ma noi non possiamo che essere fiduciosi nella coerenza e nella consapevolezza.
Paolo Uggè