Come migliorare il lavoro degli autisti e favorire la concorrenza: le proposte di Unatras
Il presidente di Unatras, Amedeo Genedani, ha scritto una lunga lettera al direttore generale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e a quella per il Trasporto Stradale e per l’Intermodalità per avanzare una serie di proposte che riguardano l’orario di lavoro degli autisti in Italia, in particolare rispetto alle modalità applicative della direttiva 2002/15/CE. La lettera parte innanzi tutto denunciando alcuni effetti negativi che si sono registrati sul mercato, quali per esempio «diminuzioni di salario, penuria di conducenti e un calo della redditività del settore». Poi, passa a sottolineare come le condizioni di concorrenza all’interno della UE non siano affatto avvicinate, come dimostrano le vicende del cabotaggio illegale nonché del distacco trasnazionale. Quindi, si sofferma sul sistema di controlli e ispezioni giudicato carente, sia sulla strada sia in azienda.
Passate in rassegna queste criticità si vanno ad avanzare alcune proposte, come quella di rafforzare la cooperazione fra le autorità nazionali e soprattutto di risolvere il problema del pagamento/incasso delle sanzioni agli “esteri”. Vale a dire rendere effettivo il pagamento delle multe anche agli autisti che viaggiano in paesi diversi da quelli di origine.
Ma la parte più interessante della lettera riguarda l’analisi di quelle definizioni non propriamente chiare riferite all’orario di lavoro e al «tempo dedicato». Cosa vuol dire, esemplifica la lettera, che tali operazioni comprendono «il lavoro e lo scarico», oppure «ogni altra operazione volta a garantire la sicurezza del carico» o ancora «incluse la sorveglianza delle operazioni di carico e scarico», oppure, rispetto ai periodi di tempo dell’orario di lavoro connessi all’attività di servizio, «in particolare i periodi di attesa per il carico e lo scarico»?
Da ultimo la lettera di Genedani propone di escludere gli autotrasportatori autonomi dal campo di applicazione della direttiva e in alternativa formulare una definizione giuridica di questi lavoratori.
Le altre proposte sono di respiro europeo e riguardano in particolare:
1. Creazione di un regime specifico per i ” lavoratori mobili” in movimento all’interno dell’UE, tra cui i conducenti professionisti che eseguono attività internazionali. Questo specifico regime dovrebbe implicare un salario minimo a livello EU e una copertura di sicurezza sociale unica.
2. L’istituzione di un registro europeo obbligatorio e nominativo nonché trasparente dei conducenti con ruolo sociale armonizzato (remunerazione e previdenza sociale) . Lo strumento faciliterà le ispezioni verificando l’applicazione dello “status” e quindi la corretta concorrenza tra aziende europee e per meglio tutelare i diritti sociali dei lavoratori oltre al rispetto delle regole per quanto riguarda l’applicazione dei regimi pensionistici e previdenziali obbligatori. Il registro dovrà essere integrato con il REN e con la nuova banca dati della “regolarità” istituita presso il Comitato Centrale dell’Albo autotrasportatori.
3. Introdurre una deroga al regolamento (CE) n. 883/2004, che affermi, in caso di distacco/somministrazione dei lavoratori che effettuano operazioni mobili di autotrasporto, l’applicazione del sistema di sicurezza sociale unico europeo. Infatti, se le regole dell’883 sono facili da applicare ai lavoratori migranti convenzionali che si spostano in un altro Stato membro per vivere e lavorare, non sono ugualmente adatte e facili da applicare ai lavoratori altamente mobili per i quali la mobilità geografica è un aspetto intrinseco del loro lavoro in quanto lavorano frequentemente e per brevi periodi in diversi Stati membri.
4. Istituire un’Agenzia europea per il trasporto stradale che faciliti le istituzioni dell’UE a monitorare tutti gli aspetti di questa dimensione di settore (dalla tassazione, all’ambiente, dalla sicurezza sociale alla protezione, ecc.) e coordini anche sull’applicazione delle norme UE compiuta dagli Stati membri.
tratto da uomini e trasporti