Costi di esercizio: tema prioritario per l’autotrasporto
In questo momento i costi di esercizio dell’attività di autotrasporto sono una tematica prioritaria, a causa degli aumenti dei costi dell’energia determinati dalla crisi internazionale in atto. Lo ha detto la Viceministra delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Teresa Bellanova, in un’audizione alla Camera, in cui ha sottolineato come i costi del lavoro e del carburante siano le due voci che incidono maggiormente sui costi operativi dell’autotrasporto.
“In particolare, la voce carburante grava per il 30% dei costi aziendali. I consistenti aumenti del costo dell’energia che negli ultimi tempi hanno riguardato il gasolio per autotrazione, carburante più usato nel settore del trasporto merci, hanno fortemente colpito il settore, determinando un aumento dei costi per le imprese che quasi mai è stato riversato sulla committenza o sul prodotto finale. Nell’ultimo periodo, infatti, il costo del gasolio alla pompa risulta aumentato di circa il 25%, causando un aggravio di costo pari a migliaia di euro per ogni automezzo – ha affermato la Viceministra -. Gli aumenti dell’energia, inoltre, hanno investito in maniera sensibile anche il gas utilizzato dai moderni propulsori che muovono i veicoli a metano adibiti al trasporto delle merci, oggetto delle recenti politiche del Governo volte a sensibilizzare il comparto in favore delle tematiche ambientali e nei confronti dei quali le imprese hanno recentemente effettuato rilevanti investimenti”.
La Viceministra ha anche sottolineato come il settore sia caratterizzato da una forte polverizzazione delle imprese e da un costante ricorso alla subvezione che “se da un lato, può costituire una risorsa, spesso determina un differenziale tra i corrispettivi pagati dalla committenza al primo vettore e quelli percepiti dal vettore che di fatto esegue materialmente il trasporto. Sebbene al fine di arginare tale fenomeno siano state emanate norme volte a vincolare gli eventuali sub-trasporti ad una specifica autorizzazione da parte del committente, comminando anche la sanzione della nullità al contratto mediante il quale il sub-vettore affidi il viaggio ad un ulteriore sub-vettore, l’effettività della tutela creata da tali disposizioni ha avuto, nella realtà, uno scarso impatto pratico. Tale fenomeno, inoltre, finisce per incidere in maniera più macroscopica sulle piccole realtà aziendali, dotate ontologicamente di minore potere contrattuale e, quindi, di minori margini di redditività”.
Per contrastare questa tendenza il legislatore è intervenuto nel corso degli anni, con meccanismi volti a consentire l’adeguamento delle tariffe all’aumento dei costi.
“Nonostante tali misure, tuttavia – ha aggiunto Bellanova – il mercato continua ad essere governato dalla contrattazione orale, la quale finisce per condizionare negativamente la posizione già strutturalmente più debole dei vettori più piccoli, sui quali l’incidenza degli aumenti dei costi dell’attività finisce per incidere negativamente sotto il profilo della mancata possibilità di adeguamento tariffario delle prestazioni, che spesso si traduce in un basso potere contrattuale delle aziende nei confronti della committenza, con tutta una serie di ricadute di natura contrattuale, tra cui la limitata possibilità di praticare adeguamenti tariffari proporzionati all’aumento dei costi.
Nonostante, inoltre, nel corso degli anni sia emersa la tendenza a valorizzare gli aspetti riconducibili al tema della sicurezza dei trasporti, attraverso l’introduzione di meccanismi di verifica della congruità delle voci di costo del trasporto (cosiddetti “costi minimi di sicurezza”), al fine di evitare che le imprese, attraverso la riduzione dei costi, siano indotte ad operare in condizioni non idonee a garantire il rispetto di tale sicurezza, la nascita di numerosi contenzioni ha ridimensionato fortemente la possibilità di fissare dei “valori di riferimento” delle principali voci di costo di esercizio dell’autotrasporto.
All’esito della pronuncia da parte della Corte Costituzionale, favorevole alla espressione di un sistema tariffario utile ad evitare la compromissione dei livelli di sicurezza nella circolazione stradale, nonché all’esito dell’intervento sul tema da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nel 2020 il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nel confermare la natura non cogente dei costi indicativi di riferimento, ha proceduto a pubblicare sul proprio sito le tabelle dei valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio delle imprese di autotrasporto di merci, tra cui rientra la componente “costo del gasolio”, aggiornata mensilmente in funzione delle rilevazioni del Ministero dello sviluppo economico”, ha spiegato la Viceministra.
“Tuttavia, stante la rilevata prassi in favore di una contrattazione orale e la preponderante presenza nel settore di imprese medio-piccole, l’effettività dell’applicazione delle citate tabelle e, in particolare, degli aumenti dei costi del carburante, appare di scarsa cogenza tra le parti, rimanendo il processo di formazione dei costi del trasporto limitato ad una fase iniziale delle singole contrattazioni, nelle quali la possibilità di un eventuale adeguamento ai maggiori costi sopravvenuti risulta di difficile attuazione. In tale contesto è maturato il malcontento della filiera del trasporto, nella quale ai problemi strutturali del settore si sono sommati i forti rincari del gasolio e del GNL non rendendo competitivo il trasporto soprattutto per le merci a “bassa redditività” e per le imprese meno strutturate”.
Malcontento che ha determinato una serie di proteste spontanee e non organizzate in particolare in alcune zone del Paese, quali ad esempio la Puglia, la Sicilia ed il blocco del porto di Ravenna. “Al fine di avviare un confronto costruttivo sono state intraprese fitte interlocuzioni sia con le associazioni rappresentative del settore sia con le associazioni della committenza per comprendere le misure fattibili anche sotto l’aspetto delle regole per sostenere il settore”, ha continuato la Viceministra, illustrando poi i dettagli dell’intesa raggiunta con le associazioni il 24 febbraio scorso che ricordiamo si basa su uno stanziamento complessivo di circa 80 milioni di euro: 20 milioni di euro per sostenere il settore dell’autotrasporto nel costo pedaggi; 5 milioni destinati ad implementare la deduzione forfettaria per le spese non documentate; un credito d’imposta pari al 15 per cento al netto dell’Iva finalizzato all’acquisto dell’AdBlu per un investimento complessivo di oltre 29 milioni di euro; un credito d’imposta pari al 20 per cento al netto dell’Iva per sostenere l’acquisto di GNL, con un investimento complessivo di 25milioni di euro.
A questo primo pacchetto di misure economiche si aggiunge la definizione di un tavolo delle regole permanente con la partecipazione sia della committenza che dell’autotrasporto con la finalità di affrontare problematiche strutturali che gravano sul settore da anni e favorire corretti rapporti di filiera.
“Sui costi di riferimento del settore in particolare – ha precisato Bellanova – ho già avuto una serie di confronti con le associazioni sia della committenza che dell’autotrasporto; tutti hanno convenuto sulla necessità di un provvedimento che incentivi l’utilizzo di un contratto scritto e l’obbligatorietà della clausola di adeguamento al costo del carburante sia per i contratti scritti che per quelli verbali.
Lavoreremo per dei contratti giusti che non ingessino il mercato ma che nello stesso tempo siano correttamente remunerativi per tutti. Nel corso della settimana abbiamo già programmato alcune riunioni nella logica di definire velocemente le questioni più significative”.