29 Marzo 2024
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Farmaci che causano sonnolenza: quali sono e cosa devi sapere

272_imgDi alcuni conosciamo tutto, indicazioni, precauzioni d’impiego e soprattutto effetti collaterali mentre di altri sappiamo poco o nulla eppure li assumiamo spesso: parliamo dei farmaci che danno sonnolenza. 
 Ecco cosa bisogna sapere.
 Se per alcune categorie farmaceutiche, ad esempio gli ansiolitici, ci aspettiamo un effetto collaterale come la sonnolenza, anche altri medicinali apparentemente innocui sono in grado di provocare veri e propri colpi di sonno e dunque sono molto pericolosi se assunti nei tempi e nei modi scorretti.
 Si tratta di:
·                    Antinfiammatori 
·                    Antistaminici ed antinfluenzali 
·                    Ansiolitici 
·                    Antispastici intestinali 
·                    Antidepressivi 
·                    Anticonvulsivanti 
Vediamoli in dettaglio.
 ·                    Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): sono molecole utilizzate per ridurre gli stati infiammatori ed il dolore e si assumono per molteplici ragioni.
 E’ capitato quasi a tutti di farne uso, occasionalmente, per il mal di testa, i dolori mestruali, il mal di schiena oppure il temutissimo il mal di denti.
In certi casi poi, occorre assumerli per lunghi periodi o come terapie croniche.
Da qualche anno, per la maggior parte dei FANS è necessaria la prescrizione medica, mentre altri sono considerati farmaci “da banco” e venduti liberamente in farmacia.
Sfortunatamente, quasi tutti presentano tra l’elenco degli effetti collaterali, sonnolenza, torpore o riduzione della prontezza di riflessi, più comuni se a farne uso sono le persone anziane.
 Gli antinfiammatori maggiormente coinvolti nella comparsa di sonnolenza sono: l’indometacina (poco impiegata), il naprossene, l’ibuprofene, il diclofenac (molto più utilizzati).
Se li assumiamo occasionalmente e siamo in buona salute, sarà sufficiente fare attenzione alla guida, nelle ore successive all’assunzione e soprattutto evitare di bere alcolici sotto l’effetto dell’antinfiammatorio per non accentuare gli eventuali effetti collaterali.
Nel caso di terapie prolungate o croniche, oppure per l’assunzione dosaggi elevati, è invece fondamentale chiedere indicazione al medico o fare riferimento al foglietto illustrativo prima di mettersi alla guida dell’auto, di veicoli professionali per il trasporto di persone o materiali, ai comandi di macchinari per il lavoro.
 Eccessiva sonnolenza o colpi di sonno in questi pasi possono avere conseguenze drammatiche per noi stessi e per gli altri!
  ·                    Antistaminici ed antinfluenzali: Sono impiegati, specie in primavera ed autunno, per trattare i sintomi delle allergie stagionali (rinite o raffreddore da fieno, forme lievi di asma) ma anche nei casi di orticaria e prurito diffusi, così come congestione nasale e sintomi influenzali, in combinazione con altri principi attivi.
Molti antistaminici, come la clorfeniramina e la desclorfeniramina agiscono direttamente sul sistema nervoso, causando la comparsa rapida ed intensa del sonno.
 Altre molecole come la cetirazina o la loratadina, inibiscono il rilascio di istamina (mediatore responsabile dei sintomi allergici) ma hanno un’attività ridotta sul sistema nervoso centrale e quindi anche l’intensità della sonnolenza risulta ridotta.
  ·                    Ansiolitici: Sono numerose molecole, appartenenti alla grande famiglia delle benzodiazepine, capaci di agire sul sistema nervoso centrale per ridurre le manifestazioni tipiche degli stati di ansia e panico.
Vanno assunte solo su prescrizione medica proprio perché gli effetti sulla capacità di rimanere svegli e sulla prontezza di riflessi, sono molto marcati.
 Anche per questa ragione, gli ansiolitici vengono definiti “sedativi”. Dopo l’assunzione, in tempi piuttosto rapidi, si manifesta infatti sonnolenza, associata talvolta ad offuscamento della vista e diminuzione dei riflessi.  
 AttenzioneLe benzodiazepine sono classificate come “psicofarmaci” e rientrano nella lista delle sostanze ricercate nei controlli per la guida sotto l’effetto distupefacenti o sostanze psicotrope (art. 187)
 La durata dell’attività farmacologica può variare da poche ore ad alcuni giorni ed in questi casi occorre concedersi il tempo giusto per riposare, evitare di mettersi alla guida di auto, moto, scooter e biciletta, nelle ore di maggior effetto del farmaco ed astenersi sempre dal bere alcool.
Il colpo di sonno nei mix di alcolici e benzodiazepine infatti può deprimere fortemente il sistema nervoso, causando sonnolenza talmente marcata da rendere difficile anche solo camminare a piedi!
  ·                    Antispastici intestinali: Ben noti a chi soffre di coliti (infiammazioni intestinali) ricorrenti, soprattutto su base psicosomatica, questi farmaci agiscono attenuando la motilità dell’intestino, liberandoci dai dolorosi crampi…
Eppure alcuni di essi, contengono proprio le benzodiazepine, di cui abbiamo parlato poco fa.
Per tale ragione, gli effetti sulla capacità di restare svegli, possono essere i soliti degli ansiolitici veri e propri. 
  ·                    Antidepressivi: Chi segue trattamenti cronici li conosce bene ed ha imparato nel tempo a gestirli al meglio, chi invece li assume da poco o ha necessità di iniziare il trattamento saprà già che esistono diverse tipologie di farmaci indicati per depressione e psicosi.
 Alcuni hanno forti ripercussioni sulla capacità di rimanere svegli e vigili nelle ore seguenti all’assunzione, altri presentano minori effetti collaterali.
 Vediamoli in dettaglio.
 ·                    Antidepressivi triciclici (TCA) e Inibitori delle Monoammino Ossidasi (IMAO), sono molecole utilizzate frequentemente in passato ma che, proprio a causa di pesanti effetti collaterali, primo tra tutti la sonnolenza estrema, oggi vengono impiegati meno.
·                    Inibitori del reuptake della serotonina (SSRI), tra le molecole più utilizzate assieme ai modulatori serotoninergici e noradrenergici (NSRI), hanno un effetto sedativo molto più blando e dunque non inducono il sonno in modo troppo marcato.
·                    Inibitori del reuptake di noradrenalina (NARI) e di serotonina e noradrenalina (SNRI), presentano effetti collaterali differenti, a carico soprattutto dei reni ma sembrano avere un effetto “ipnoinducente” (sedativo) ridotto.
 Come è facile notare, questi farmaci hanno nomi molto complessi e spesso difficili da ricordare, quindi se si sta iniziando una terapia e si hanno dubbi circa gli effetti collaterali, è fondamentale chiedere informazioni e chiarimenti allo specialista che li ha prescritti.
  ·                    Anticonvulsivanti e farmaci per il trattamento del morbo di Parkinson: si tratta di molecole specifiche e meno diffuse rispetto alle categorie fin qui citate ma chi le utilizza di solito segue trattamenti cronici.
 Per quanto riguarda i farmaci per il trattamento dell’epilessia o anticonvulsivanti, ne esistono moltissimi: fenobarbital, valproato, carbamazepina vengono ampiamente usati da molto tempo.
Altri più recenti e con riduzione degli effetti collaterali sono felbamato, gabapentin, lamotrigina, levetiracetam, solo per citarne alcuni.
 Tutti agiscono sul sistema nervoso centrale e dunque sono in grado di indurre sonnolenza anche molto marcata, veri e proprio colpi di sonno ed effetto sedativo prolungato.
Tuttavia molto spesso, parte degli effetti avversi regredisce mano a mano che il trattamento prosegue, fino a ridursi definitivamente quando si stabilisce la giusta dose di somministrazione.
 Nel caso del Morbo di Parkinson invece, due molecole impiegate per il trattamento (pramipexolo e ropinirolo), sembrano essere responsabili di attacchi di sonno talmente forti ed improvvisi da non consentire ai pazienti di accorgersi dell’addormentamento stesso.
 Per tale motivo essi vengono impiegati in casi specifici e sotto stretto controllo del medico specialista.
 I farmaci che possono avere ripercussioni sulla qualità del sonno sono moltissimi ma il grado di suscettibilità ad ognuno di essi può variare da persona a persona.
Per tale ragione, se si assumono medicinali appartenenti alle categorie citate, è bene prestare molta attenzione sia nei trattamenti occasionali che nelle terapie croniche.
 Il desiderio di dormire, la sedazione, la sonnolenza possono interferire con le normali attività quotidiane e se ciò accade, occorre sempre rivolgersi al proprio medico di fiducia per valutare alternative farmacologiche o trovare la posologia migliore per avere una buona attività terapeutica e ridurre gli effetti avversi.

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